Amici del Sermig di Mori

18 maggio 2023

SIAMO UNA COMUNITA'

Siamo una comunità che si confronta e in cui ognuno fa il suo pezzettino.

4 giorni, 4 parrocchie che si uniscono per formare un’unica comunità. Dal 22 al 25 aprile, abbiamo accompagnato in un campo all’Arsenale della Pace 50 giovani di 4 parrocchie diverse della nostra zona (Mori, Val di Gresta, Brentonico e Ala) che si sono uniti nel servizio e nella restituzione. Siamo partiti sabato mattina in pullman, per arrivare a Torino poco prima di pranzo. Durante il viaggio si percepiva un clima di attesa e voglia di arrivare in un posto di cui si era solo sentito parlare. Questo campo infatti è stato proposto a conclusione di un percorso di formazione per ragazzi dei gruppi giovani dei quattro vicariati iniziato a gennaio. Dopo aver parlato loro in breve del Sermig, li abbiamo invitati a vivere insieme a noi, alla Fraternità della Speranza e a tanti altri giovani da tutta Italia, un breve campo di servizio e condivisione in quella che noi ormai consideriamo una seconda casa.

Dopo un pranzo in cui ognuno ha avuto modo di cominciare a familiarizzare con i volti dei compagni di questa esperienza, nel pomeriggio abbiamo ripercorso la storia del Sermig e dell’Arsenale, accompagnati da Nicol e Lorenzo che da qualche tempo vivono insieme alla Fraternità. Accompagnare i giovani tra le mura dell’Arsenale e del PalaSermig ci ricorda ogni volta che la Fraternità vive accogliendo l’imprevisto e che grazie a tantissimi imprevisti questa casa è in continua evoluzione. Ci insegna a non chiuderci davanti al cambiamento e ad accogliere ogni occasione per crescere. L’Arsenale ci ricorda sempre che i giovani hanno tanta voglia di fare e le uniche cose di cui hanno bisogno sono un’opportunità e qualcuno che li sappia guidare, ascoltandoli e dando loro l’attenzione che meritano.

Ripensiamo ai servizi che abbiamo svolto – smistare vestiti, aiutare nei compiti i ragazzi dell’Arsenale della Piazza o ballare in un quartiere periferico per portare luce nelle vie dello spaccio- e ci rimane la convinzione che ogni volta in cui stai facendo qualcosa per aiutare qualcuno scopri che in quel qualcuno ci sei dentro anche tu. In quei giorni abbiamo condiviso a fine giornata i nostri “cosa ho imparato”, i nostri pensieri, anche le nostre lacrime, soprattutto dopo le ingiustizie che abbiamo sperimentato nella cena dei popoli: vogliamo ricordarci sempre che gli errori ci fanno crescere e che le lacrime non sono un gesto di debolezza, perché danno voce a ciò che abbiamo nel cuore. Durante questo campo abbiamo quindi avuto modo di alternare momenti di lavoro, aiutando nei vari servizi della casa, con momenti di riflessione: il laboratorio sulla Pace ci ha aiutati a capire che questa non è solo assenza di guerra, ma è un tempo in cui ci si può riconnettere con gli altri in quanto dono sia personale che comunitario. Non sono mancate le testimonianze: abbiamo ascoltato la storia di Mattia, membro della Fraternità, che fin da piccolo voleva trovare un modo per aiutare gli altri e grazie all’incontro con Dio, ha trovato la sua strada. Da lui abbiamo imparato che prima di aiutare l’altro, bisogna avere la forza di accettare l’ingratitudine come risposta.  Per i ragazzi è stata molto d’impatto anche la Cena dei popoli di domenica sera: per tanti di loro era la prima volta che provavano a mettere il mondo a tavola e dall’esterno è sempre molto interessante vedere le reazioni delle persone che vi partecipano. Ogni volta, si impara che per affrontare un problema grande come la mal distribuzione delle risorse nel mondo, l’unica cosa che noi piccoli possiamo fare è agire nel nostro metro quadrato, non sprecando le risorse che abbiamo a disposizione ora (il nostro tempo, la nostra intelligenza,…) come metodo per non sprecare le risorse che avremo a disposizione in futuro. L’ultima sera è stata riempita di emozioni grazie alla testimonianza di Marco, anche lui membro della Fraternità, che ci ha raccontato del suo servizio all’Arsenale della Speranza a San Paolo, in Brasile, e nella parrocchia di San Gioacchino, a pochi passi dall’Arsenale di Torino. Ci ha ricordato che dare agli altri la possibilità di aiutare il prossimo, fa bene tre volte: alla persona che aiuta, alla persona che viene aiutata e a noi stessi. Al termine di questi giorni il desiderio di continuare l’amicizia con i giovani che abbiamo accompagnato è forte. Tempo fa avevamo chiesto alla Fraternità chi fosse un cristiano e la risposta è stata molto semplice: un cristiano è qualcuno che mette insieme le persone a fare il bene, a causa dell’amore di Dio. L’impegno che ci vogliamo assumere è quindi quello di essere cristiani con loro.

A distanza di qualche tempo dal campo, abbiamo chiesto ad alcuni dei ragazzi che hanno conosciuto il Sermig e l’Arsenale della Pace per la prima volta, cosa si sono portati a casa da questa esperienza e quanto segue è ciò che ci hanno raccontato…

“Da questa esperienza mi porto a casa tantissime cose, sicuramente l’aver conosciuto il Sermig è la cosa migliore di tutte. Aver visto con i miei occhi come un sogno considerato impossibile possa diventare realtà, e addirittura averne preso parte, mi riempie il cuore di gioia. Inoltre questa esperienza mi ha fatto aprire gli occhi e mi ha fatto capire che i “poveri” non sono solo quelli in Africa ma il più delle volte sono proprio fuori dalla nostra porta.
 

Durante questa esperienza ho conosciuto persone nuove, nuovi amici e amiche, con cui condividere esperienze anche fuori da quello che è il Sermig, e proprio grazie a loro sono riuscito a staccare da quella che era la mia monotonia, dai vari problemi della vita e dallo stress giornaliero, durante questi quattro giorni infatti sono riuscito a capire cosa vuol dire per me essere FELICE, ma per davvero, quella FELICITÀ che ti fa stare bene, che ti fa stare in pace con te stesso e con gli altri e che ti lascia un ricordo fantastico nel profondo del cuore.

Quindi per concludere voglio dire che essere andato al Sermig, anche se inizialmente non volevo, è stata l’esperienza più bella della mia vita fino ad ora, spero di poterci tornare e di rivivere momenti di spensieratezza come quelli provati.”
“Ho imparato a donare il mio tempo agli altri sapendo di farlo semplicemente perché mi rendeva felice.”
 

“È stata un’esperienza intensa, che ha coinvolto i ragazzi: li ho visti lavorare con impegno, partecipare ai momenti di riflessione e preghiera e parlare molto tra di loro nei momenti liberi da attività organizzate. Penso che il Campo all’arsenale della pace sia una proposta che aiuta a crescere e capire che nella vita bisogna avere dei sogni e ideali grandi. È possibile realizzarli, soprattutto se il vero protagonista è Gesù e questi progetti ce li dona, per la nostra gioia e quella di tutti! Grazie agli amici del Sermig di Torino, al gruppo Sermig di Mori, agli animatori e tutti i ragazzi di Mori, Brentonico e Val di Gresta con i quali siamo stati molto bene insieme!”

“Secondo me è stata una bellissima esperienza, da ripetere. É stato bellissimo aiutare e stare in compagnia, secondo me queste 3 parrocchie in futuro si uniranno più che mai, quella sensazione dopo aver aiutato ti entra nel cuore.”
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